“Non ci sono né cattive erbe né uomini cattivi. Ci sono solo cattivi coltivatori”, Victor Hugo
Siamo abituati a captare storie di persone già adulte che hanno realizzato il loro sogno nella vita, ma non accade nel caso di testimoni giovani che si sono distinti nei diversi ambiti dello scibile umano. Le storie di eccellenza di giovani testimoni spesso restano invisibili e sconosciute. Per lo più non sono interessanti, se non per alcuni addetti ai lavori o ricercatori/ricercatrici di storie come la sottoscritta.
Ad esempio, ho avuto personalmente modo di conoscere Ginevra Costantini Negri , giovane e talentuosissima pianista italiana che nel 2019 la rivista Forbes ha indicata tra i 100 under 30 italiani innovatori e leader del futuro per il proprio settore (5 per la musica).
Per lavoro e da molti anni , in qualità di insegnante passo le mie giornate in prevalenza con adolescenti , giovani studentesse e studenti che incontro nella mia quotidianità.
C’è un malessere diffuso che riguarda i nostri giovani e oltre i dati statistici, seppur importanti, questo ci deve interrogare tutti.
Ricordo ancora un convegno su “I giovani e la speranza nel futuro” voluto dalla Associazione Italia Adozioni che seguii, un anno fa circa, e le parole del Dr. Alessandro Albizzati, noto neuropsichiatra e primario del reparto di neuropsichiatria al San Paolo di Milano, quando ha riferito che il suo reparto di medicina psichiatrica , è da un anno che si riempie di ragazzi che vogliono morire . Parole molto forti che mi hanno risuonato e continuano ancora a farlo.
Così come queldato molto significativo , emerso dai risultati di un questionario distribuito nelle scuole superiori di Milano e Provincia per incoraggiare i giovani a reagire, ossia che solo 1 ragazzo su 4 , a Milano, non sa a chi chiedere aiuto e in questo caso la parola che meglio definisce questo fenomeno è SILENZIO, certamente un “silenzio” che urla e grida .
Il silenzio non significa “stare bene”.
La Scuola è senz’altro un luogo importante in quanto è tra le cause principali di questo malessere ed è quello che è emerso dal questionario (400 questionari nelle scuole superiori di Milano e Provincia) .
La Scuola che genera paura e non è più vissuta come luogo di conforto.
Cosa dovremmo fare noi adulti per fare in modo che le nostre ragazze e i nostri ragazzi stiano meglio?
Sono diverse e tante le difficoltà che in questi anni più recenti raccolgo dai ragazzi e dalle loro famiglie e ho compreso che per i nostri giovani c’è bisogno di ascolto, di fiducia e di adulti credibili.
L’ascolto, libero da ogni pregiudizio, è fondamentale perché consente di mettersi in sintonia con chi ci parla e i giovani hanno tanto bisogno di essere ascoltati per quanto riguarda le loro paure , le loro difficoltà e i loro sogni.
Ascoltandoli si capisce la loro richiesta di fiducia e di credibilità negli adulti .
E’ importante creare delle alternative in cui i ragazzi siano protagonisti , Penso a spazi in cui loro possano fare la differenza ed il messaggio quasi a modi slogan potrebbe essere proprio questo “tirare fuori da sé qualcosa di positivo”.
Penso alla musica , all’arte ad esempio sulla diversità per combattere il bullismo; tutto può essere una risorsa anche la DIVERSITA’, attraverso il linguaggio universale della musica e della danza
(vd. progetto SBULLI del Liceo Coreutico Tito Livio di Milano); oppure il mettersi in gioco . se si sta in compagnia si sta meglio, si fa qualcosa di bello (progetto RADIO CONTROLUCE , radio web nata durante la pandemia da tre ragazzi di un liceo di Ancona e grazie ad un bando che ha permesso di acquistare la strumentazione e quello che era utile per fare radio); e ancora il lavorare sulla propria sensibilità ed è la cosa più bella che i ragazzi hanno (CRISTINA IANNIBELLI e la sua storia sulla pelle che ha raccontato della sua storia di adozione e della scelta di tatuarsi come un atto carico di simbolismo).
Tante sono le storie, incontrate e cercate, di giovani che uscendo dal loro malessere e da un inciampo , con le loro testimonianze fantastiche, hanno trasformato un loro quasi lutto e dolore in qualcosa di positivo che dà speranza per il futuro.
Giovani che parlano ai giovani di tanti aspetti che riguardano la salute mentale , di bullismo ma anche di benessere e di sogni da realizzare.
Il malessere ed il disagio diffuso dei giovani riguarda tutti , per questo come adulti di riferimento e società dovremmo continuare a cercare buone idee, buoni esempi di chi lotta e di buone notizie.
Bisogna dare spazio ai giovani , permettere loro di crescere , di sbagliare e di superarci .
Bisogna lasciare che i giovani vedano il mondo con i loro occhi .
Premetto che credo molto negli approcci intergenerazionali , laddove ci sia la staffetta tra generazioni diverse e nel passaggio del testimone da una generazione all’altra , in progetti comuni e in luoghi in cui potersi incontrare tra generazioni diverse , dalle più giovani alle più grandi .
I giovani oggi hanno compreso prima di tutti che prendersi cura dell’Ambiente in cui viviamo, vuol dire prendersi cura gli uni degli altri per poter far sopravvivere la nostra specie in un futuro lontano.
Questo è un grande punto di forza che i giovani sanno esprimere , ossia la loro passione e lotta sulla questione dell’enorme problema ambientale che ci riguarda tutti.
La prima immagine che mi appare è senz’altro quella di Greta Thunberg e il suo movimento ambientalista e la sua frase scolpita nella mia memoria “…ho imparato che non si è mai troppo piccoli per riuscire a fare la differenza”, così parlò Greta Thunberg durante il suo discorso per il clima alla COP 24 di Katowice, in Polonia.
Un altro punto di forza di queste nuove generazioni , sotto gli occhi di tutti , è senz’altro la loro competenza come nativi digitali .
Mi occupo da diversi anni di realizzare laboratori filmici per giovani, ma non solo, nelle scuole, per associazioni e amministrazioni del territorio , in cui portare avanti un discorso di sensibilizzazione emotivo-sentimentale che abbia ricadute in spazi di parola e di riflessione, soprattutto in ambito di pacificazione delle relazioni.
Il periodo del Covid ci ha insegnato , ad esempio , che le nuove tecnologie ci hanno saputo supportare , mantenendo saldo anche il tessuto sociale e le relazioni , ugualmente abbiamo sperimentato che i Social, il digitale, il virtuale, non sono sufficienti senza la “presenza” , senza quella che possiamo definire “sostenibilità sociale” fatta di corpi, di incontro e di scambio reale.
Come ho raccontato mi è capitato di partecipare, non molto tempo fa, ad un progetto intergenerazionale noto come Progetto DIGITOL e i suoi Protagonisti , ossia Tre Gruppi intergenerazionali che hanno realizzato diverse azioni pilota aventi come focus quello di sensibilizzare alla Cultura Digitale, nelle sue tante sfaccettature del contemporaneo, così come sensibilizzare all’utilizzo e alla decodifica di ciò che viene comunicato sul Web e nei diversi ambienti digitalizzati.
Ho preso parte a questo progetto , rispondendo ad un bando del Consorzio Comunità Brianza, e ho iniziato un percorso di conoscenza e di formazione sulla Cultura digitale che ha decisamente migliorato la mia consapevolezza sul tema .
Insieme a persone di età diversa, young ambassador di Digitol e over 55 come me, siamo riusciti a realizzare un Festival di educazione digitale.
In questo Festival ho potuto ritrovarmi ad esempio nello sviluppare un percorso filmico che fosse in linea con le aspettative del progetto nel suo insieme.
La sensibilità ambientalista e la conoscenza del digitale sono a mio avviso i più significativi punti di forza delle nuove generazioni , laddove espresse nella maniera positiva e costruttiva e credo che proprio su queste leve si possano creare azioni importanti nell’ottica posta dalla seconda domanda ossia del “ lavorare, per offrire loro una vita serena e migliore”, ma aggiungo anche per una vita migliore per tutti e per l’intera società .
Poi se volessi pensare anche a qualcosa che fa parte un po’ di qualche riscontro più intimo che ho raccolto nei miei colloqui con i miei ragazzi e ragazze di recente è senz’altro l’importanza nel non sentirsi sempre giudicati , sempre messi sotto la lente di osservazione ingrandita ed in negativo, con pre-giudizio , qualcosa che affossi ogni buona loro intenzione. In questo senso un loro “punto di forza” è proprio nell’esprimere con schiettezza ciò che non consenta loro di crescere, di emanciparsi da una situazione che in qualche modo li abbia già “etichettati” senza dare loro la possibilità di sorprenderci e di scoprirli nei loro talenti. In fondo, questo è quello che ci chiedono i giovani , anche nei modi che non sempre noi adulti comprendiamo perché non sappiamo metterci in loro ascolto e non sappiamo metterci in discussione così come non accettiamo quel passaggio fondamentale del farci superare dai giovani.
Infine, mi fa piacere ricordare questa frase dello scrittore francese Victor Hugo :
“Non ci sono né cattive erbe né uomini cattivi. Ci sono solo cattivi coltivatori”. E’ chiaro che da queste parole potenti emerge il dito puntato verso gli adulti, i “cattivi coltivatori” , in una restituzione morale che pone molte domande più che la ricerca di risposte .
Non finiamo di porci sempre domande, in ogni questione e ambito, ma soprattutto in ambito educativo…….
Stefania Cavallo
9 aprile 2024